Addio grande Enrico

la scomparsa di Enrico Morbelli, che tutti ritenevamo immortale, ha reso triste questo spazio di fine estate dedicato al riordino della nostra vita prima della ripresa del lavoro.

Con Enrico scompare un altro dei protagonisti della storia del disciolto Partito Liberale ma, a differenza d'altri, concentrati sulla affermazione di personali aspirazioni, Enrico, con leggerezza ed allegria, portava il peso della Scuola di Liberalismo, unica seria iniziativa finalizzata a diffondere, fra i giovani, l'interesse per una linea di pensiero complessa ma affascinante se depurata dalle contraddizioni in cui incorrono opportunisti odierni sedicenti liberali.

Enrico mi deve il piacere di qualche cassata siciliana inviatagli a Roma, qualche gelato gustato insieme qui a Palermo in occasione di Sue visite a parenti e, sopra tutto, il contributo al pareggio dell'ultimo bilancio della Scuola, ma rifarei per cento volte quelli ed altri adempimenti se potessi sapere di averlo attivo ed ancora impegnato per l'arduo compito che s'era dato e che riusciva a svolgere, lo ripeto, con leggerezza ed allegria.

L'unica speranza, difficile da concepire per larga parte dei Liberali, e che Enrico stia già a discutere con i protagonisti della nostra politica e con i grandi pensatori liberali: ove mai, troverebbe certamente il modo di capire e farsi capire, ove necessario, valendosi di qualche stratagemma atto alla traduzione istantanea.

Addio, grande Enrico.                                                                                                 (P. Dante)

 

 

 

Purtroppo, nessuno si è ricordato che il 20 luglio del 1925, ovvero 100 anni fa, vicino Pieve a Nievole ( allora provincia di Lucca), veniva brutalmente bastonato il Liberale Giovanni Amendola, ideatore di " Democrazia Liberale" e fermo oppositore del regime fascista, deceduto l'anno successivo anche per le ferite ricevute. Lo facciamo noi, nel nostro piccolo, ricordando che la camicia insanguinata di Amendola è custodita presso la Camera dei Deputati.

 

Andrea Bitetto, nello scritto che riportiamo tratto da Critica Liberale ( vedasi pagina a Lui dedicata), si occupa del fine vita, argomento che, come tutti quelli che richiedono la massima attenzione nella espressione sia del consenso che del dissenso, viene regolarmente trascurato. Poiche' Andrea cita ripetutamente il cardinale Ottaviani, per avere piena contezza del personaggio, mi viene in mente una sua emblematica battuta pronunciata sottovoce in perfetto dialetto romanesco. Tutto avvenne, in tempi ormai lontani, in occasione di una discussione fra alti prelati riguardante l'atteggiamento da tenere, da parte della Chiesa, nei confronti della pillola anticoncezionale. Ebbene, mentre un Cardinale si stava affannando ad esprimere un suo pensiero prudentemente favorevole alla "medicina", Ottaviani sussurrò: "...l'avesse presa su madre....". Quanto precede suggerisce ad Andrea, ed a noi tutti, di considerare il pensiero ecclesiale come mutevole secondo le finalità che è destinato a raggiungere.... (P. Dante).      

 

Vi invito a visitare la pagina dedicata a Michele D'Elia, già Responsabile Organizzativo dell'Ufficio Scuola Nazionale del P.L.I. ( quello serio di una volta...). Vi troverete una proposta di legge, presentata alla Camera dei Deputati dal compianto on. Battistuzzi nel 1991, riguardante l'opportunità di riportare lo studio del latino nel curriculum della scuola media. Sono passati ben 34 anni e, finalmente, qualcuno si è accorto che quell'idea liberale potrebbe aiutare il Paese a tirarsi fuori dal decadimento ( non solo linguistico) in cui ci siamo cacciati. Chi legge sa perfettamente che i Liberali sono sempre in anticipo su tutto: ha fatto bene Michele D'Elia a ricordarlo con un comunicato stampa ed, a seguire, con il riporto della legge da Lui scritta e consegnata a Battistuzzi per avviarne l'iter parlamentare, in quegli anni mai concluso. L'introduzione a quel disegno di legge era rivolta ad una Comunità diversa, il tatuaggio lo praticavano solo alcune categorie disagiate, le inclinazioni sessuali rimanevano relegate entro le pareti domestiche, i media evitavano il turpiloquio, il Festival di Sanremo non era ancora palcoscenico dedicato alla esibizione di clown con apparato vocale guidato da computer, la Politica riusciva a demolire il muro di Berlino ed in America si votava di tutto tranne che gli squilibrati. Che lo studio del latino possa fare tornare, anche solo noi italiani, con i piedi per terra, mi pare difficile, tuttavia, poichè per giungere all'idea Liberale lo studio di qualunque cosa è essenziale, lo studio del latino sarà utile per organizzare una rivoluzione autenticamente liberale o, al peggio, per ritardare la nostra estinzione. 

 

 

Venezia fra presente e passato

Per un Liberale è d'obbligo chiedersi se la ricchezza, oggi, stia nelle mani giuste: mani attente, meticolose, coordinate con una intelligenza vivida e capace di comprendere le necessità presenti e future della Collettività.Einaudi in occasione in uno degli ultimi Suoi interventi, sorprese l'uditorio spingendosi a tessere le lodi dello speculatore, pronto a rischiare il proprio capitale, ad arricchirsi, ma anche a perderlo ed a ritrovarsi in miseria insieme a collaboratori e dipendenti, se le cose fossero andate male.Certo, erano altri tempi: oggi l'imprenditore, di fronte a difficoltà, invoca ed ottiene l'aiuto dello Stato che non lo nega in nome della tutela dei posti di lavoro: crisi energetica, cambiamenti climatici, concorrenza da Paesi con costo della mano d'opera contenuti, aumento del costo del petrolio, dell'energia elettrica e del gas etc.... ci sono gli aiuti di Stato ed Il rischio si riduce, ma non è questo il problema: il vero problema sta dalle parti del cervello di chi oggi si arricchisce .Cuccia era talmente riservato da non rispondere anche a chi gli chiedeva l'ora, Ferrari viveva solo in funzione della passione per le auto, e tanto, riguardo il non volersi mettere in mostra, potrebbe dirsi di Agnelli, dei Ferrero, di Della Valle e di tanti altri mostri sacri del passato.

Nessun miliardario italiano e nessun miliardario dei Paesi più evoluti, compresi gli Stati Uniti, sino all'avvento di internet e dei social, avrebbe immaginato la cafonata di un matrimonio in grande stile, per se o per i propri figli, in una città d'arte da occupare integralmente e da trasformare in palcoscenico.Sono stati in tanti a valorizzare i benefici effetti dell'evento, in termini di ricchezza indotta in città presso gli hotel, per via dello shopping e qualcuno, da sinistra, ha anche osservato che fattorini ed i camerieri di ristoranti, bar ed hotel avrebbero anche loro beneficiato di laute mance da parte degli invitati: nulla da eccepire, fatto sta che la cafonata te la puoi aspettare dal buzzurro che si è arricchito trafficando con la droga, non da chi dispone di miliardi arrivati grazie ad una buona idea.Come mai?Semplice, oggi la regola del buzzurro di cui dicevamo, del miliardario e, purtroppo spesso anche da tutti gli altri, è la seguente: se hai disponibilità economica devi assolutamente dimostrare al prossimo la tua superiorità, misurata solo da ciò che puoi esibire.Chi ha un salario o uno stipendio appena sufficiente per la sopravvivenza, può anche abitare in locazione in un quartiere degradato ma non rinuncia al suv con trazione integrale di ultima generazione. C'è anche una eloquente pubblicità che mostra un personaggio pronto a far scattare le quattro frecce della propria costosissima auto per farsi ammirare dai passanti. Per i pagamenti, tutte le case automobilistiche hanno inventato soluzioni sbalorditive, compresa quella di darti l'auto ed attendere il primo incasso dopo mesi.E' tutto? Certamente no.Il mondo dell'arte, della musica, dello spettacolo e dello sport è popolato da clown che fanno di tutto per stupire.A Sanremo, che trasmettiamo in eurovisione per dimostrare di cosa siamo capaci, se hai una bella voce, un bel testo ed un buon tema musicale ma ti presenti in abito blu, vuol dire che sei fuori di testa. La voce dev'essere insignificante quando non incline al dialetto, il testo delle canzoni pari all'esposizione di un tema scurrile scritto alle medie, la musica solo in grado di far sollevare e sventolare braccia ed accendini ed in questo contesto, infine, è sempre l'abbigliamento a far la differenza.L'uomo a torso nudo con giacca e tatuaggi che dal collo si propagano sino alle tempie ha già ottime chances: se poi indossa gonna, orecchini e collanine varie, il pubblico va in visibilio.La donna brava ma poco sexy, prima ancora di arrivare al pubblico non supera la selezione dei giurati, salvo utilizzi un nome d'arte che lasci intendere di cosa - nonostante tutto - sia capace. Per il resto, è una gara fra scollature anteriori e posteriori e labra impegnate in giochi erotici con il microfono.In un contesto come quello appena descritto, che si ripete in ogni programma televisivo e dal vivo, è determinante essere sconvolgenti e stupire: per i miliardari di oggi, comprando l'impossibile, per gli artisti personalizzando sia le opere d'arte che lo spettacolo, per i comuni mortali, postando sui social.L'atmosfera dolente di Venezia, con opere d'arte addormentate fra i liquami della laguna, e' il palcoscenico perfetto per i buzzurri e per i nuovi ricchi, entrambi insensibili all'odore della fogna, ed entrambi assolutamente incapaci di apprezzare le opere d'arte in agonia come la società che oggi le ospita. Il pubblico che adora gli uni e gli altri, corre con il potrtatile in mano per avere un selfie da postare subito sui social e dimostrare che, a quella cafonata , c'era, ecccome se c'era.

30 Giugno 2025                                                                                                                                         Pasquale Dante

 

Le debolezze del Santo Padre

Che i Pontefici amino attribuirsi un nome che possa rappresentare al meglio la Loro attitudine è un dato incontrovertibile. Il Santo Padre che ci ha appena lasciato ha dato seguito, durante i 12 anni del Suo pontificato, alle aspettative che il nome di Francesco lasciava prevedere. Un Pontefice che preferisce viaggiare in fiat 500, capace di farsi capire anche dai tanti moderni analfabeti, disposto a chiedersi come mai non stia Lui in cella invece che i criminali e sopratutto attento agli ultimi, e' risultato subito in perfetta sintonia con i tempi che corrono, tempi che forse trascurano i penultimi ed i terzultimi tanto che dal ceto medio di base il passo alla povertà ed all'indigenza è ormai breve. Ad iniziativa della Santa Sede si sono poi susseguiti anche accorati appelli ai potenti per metter fine ai conflitti ed iniziative per l'apertura al dialogo con le altre Religioni, comprese quelle che utilizzano la violenza per sbarazzarsi di quanti hanno altro credo oltre che di quanti si disinteressano della Celeste Materia, desiderosi di vivere a modo loro.La Democrazia Cristiana non esiste più da oltre 30 anni, tuttavia, a far data dalla morte del Papa, il Paese è rimasto bloccato. 5 giorni di lutto nazionale, interminabili trasmissioni evocative su tutte le reti radiofoniche e televisive, quotidiani ove non si legge d'altro e persino lo stop alle partite di calcio, mai interrotte, per quel che mi riguarda, alla morte di Einaudi, Croce e De Gasperi. Certo, la morte di Bergoglio si è verificata in un momento di crisi planetaria: l'invasione dell'Ucraina, l'attentato di Hamas , la violenta inarrestabile ed altrettanto crudele reazione di Israele, l'immigrazione dai Paesi poveri verso l'occidente, la crisi climatica, la salute mentale dei due ultimi Presidenti degli Stati Uniti d'America e la conseguente crisi dei mercati finanziari sono stati accadimenti che hanno dato, all'evento, il senso di una ulteriore sconfitta della buona volontà di fronte a tanta crudeltà e spregiudicatezza. Se posso, mi permetto solo un rimprovero al Santo Padre appena scomparso: quello della debolezza. Nel settembre 1870 Ponza di San Martino ebbe il compito di recapitare al Pontefice di allora, Pio IX, una lettera di Vittorio Emanuele II che lo supplicava “ con affetto di figlio e fede di cattolico” di non opporre resistenza alla presa di Roma. Il buon Pio IX, che s'era attribuito un nome conciliante ma anche l'assolta infallibilità con la bolla “ Pastor aeternus” reagì dichiarando al latore della missiva: “ siete tutti un sacco di vipere, sepolcri imbiancati, mancatori di parola” Ciò detto, passò immediatamente alla scomunica del Savoia che ebbe subito ripercussioni a livello internazionale. Certo, s'era in altri tempi, ma per la Chiesa la tradizione è sacra ed i tempi per le riforme si dilatano a dismisura. Conseguentemente, ritengo che il Santo Padre che ci ha appena lasciato, se avesse difeso i valori delle Sacre Scritture più che con suppliche con adeguato vigore, avrebbe meglio rappresentato il dolore delle fiamme che riserva l'inferno, limitando l'attitudine a crearne un secondo qui sulla terra.

Tanto premesso, a conferma del fatto che l'operato di Papa Francesco è stato valutato con il rispetto che merita anche dai Liberali, vi invito a leggere un comunicato stampa redatto da Michele D'elia, Presidente dell'Associazione dei Liberali, nella pagina a Lui dedicata.

22 aprile 2025                                                                                                                                                   Pasquale Dante

La tentazione del populismo che lambisce la Chiesa

 

Per un liberale, guardare oltre rispetto il comune sentire è una necessità.
Rimanere estranei ai sentimentalismi ed alla retorica non produce consenso, lo sappiamo bene, ma l'osservazione dei fenomeni con spirito critico ed indipendente è patrimonio genetico che consente, fra l'altro, un valido elemento di selezione, come afferma Franco Chiarenza, fra quanti affermano d'essere liberali non essendolo e quanti lo sono senza saperlo.
E' naturale che il fenomeno dell'immigrazione clandestina susciti commozione per le sofferenze e le tante morti in mare, anche di bambini o adolescenti.
Incurante di ciò, qualcuno mugugna imputando ai nuovi arrivati alla civiltà occidentale colpe che non vale neppure la pena qui riassumere, tuttavia, a parte l'angoscia ed il dolore per tante morti innocenti, ciò che fa rabbia è la strumentalizzazione politica del fenomeno che lambisce anche la Curia.
Leggo oggi, che è il giorno di Natale, che esiste una sorta di Presepe itinerante, ove la Madonna, San Giuseppe e forse anche il Bambin Gesù portano un giubbotto di salvataggio.
Iniziativa estemporanea e marginale verrebbe da dire, ma non è così.
Leggo infatti che anche l'Arcivescovo di Palermo, nella Sua odierna Omelia, si è preoccupato di assimilare la vicenda che porta al Natale, ed alla nascita del Redentore, a quella dei richiedenti asilo, usando queste testuali parole: " Quante volte i media riportano la notizia e le immagini di bambini nati mentre una madre attraversa il Mediterraneo su un barcone stracolmo di migranti? Quante volte abbiamo sentito e continuiamo a sentire che una donna è costretta a vivere la gioia della maternità all’addiaccio, ristretta in un campo di profughi, in un alloggio di fortuna, bloccata alle frontiere innevate dell’Europa civilmente e culturalmente evoluta? "
Al primo impatto con le parole dell'alto prelato non se ne comprende la reale portata, tuttavia, a ben riflettere, esse esprimono un pericoloso ed inatteso avvicinamento al populismo da parte delle gerarchie ecclesiastiche.
Il Papa emerito, Uomo profondamente colto, penso che non avrebbe tollerato.
Come dimenticare il sacrificio, non solo dei Santi bruciati vivi per avere rifiutato di rinnegare Dio, ma anche i Sacerdoti e le Suore recentemente puniti con la morte in terra di missione.
Come dimenticare le tante stragi volute da altre fedi e, sopra tutto, come osare attribuire, di fatto, alla Madonna la qualifica di "impura" con la quale si appella ogni donna occidentale e non, per il solo fatto di vagare a capo scoperto?
Da liberale, poco attento alle imperscrutabili valutazioni di ordine Teologico, ho voluto consultare la Treccani per capire sino in fondo il concetto di Redenzione, tanto caro ed in uso presso la Religione Cattolica, ed ecco il risultato:"Nella dottrina cristiana le parole r. e riscatto si applicano specialmente all’opera di r. compiuta dal redentore Gesù Cristo a favore dell’umanità per liberarla dal peccato di Adamo: le due nozioni di peccato originale e di r. dipendono l’una dall’altra e sono alla base della concezione cristiana del mondo. A causa del peccato originale infatti tutti gli uomini si trovano, in rapporto alla vita soprannaturale per la quale erano stati creati, in uno stato di morte e, in rapporto a Dio, in uno stato d’inimicizia e di rivolta, essendosi fatti schiavi del male. La r. assicura pertanto agli uomini la riconquista della vita soprannaturale, il loro rientro nell’amicizia divina. L’insieme di questi benefici è il frutto dell’intervento in loro favore di Cristo."
Credo ci sia poco da aggiungere, salvo il precisare che il soccorso e l'assistenza ai richiedenti asilo è fuori discussione perchè sta, non solo nel concetto stesso di redenzione come lotta al male ed alla sofferenza che esso determina, ma perchè sta nel nostro Credo e nelle nostre consapevolezze occidentali riguardo il dovere di solidarietà umana, a condizione di tenere ben distinte le abitudini ed a debita distanza le interferenze sul modello di convivenza sociale che è un nostro patrimonio fatto di rifiuto della crudeltà, della violenza, della reazione e della discriminazione.
E' vero che anche la nostra Religione pone dei limiti ai credenti, si pensi alle battaglie che è stato necessario condurre per il divorzio per l'aborto, per la libera espressione degli orientamenti sessuali, ma, a parte il fatto che molti non credenti condividono razionalmente in tutto o in parte gli anzidetti limiti, è innegabile che la nostra civiltà si è sviluppata seguendo gli insegnamenti - tornando alla Treccani - di distacco dal peccato e dalla schiavitù nei confronti del male.
Non è possibile identificare la madre del Redentore con una richiedente asilo, non solo perchè costei della Redenzione non ha mai sentito parlare ma, sopra tutto, poichè costei, erroneamente, ritiene lo scafista l'unico strumento di salvezza, non per l'umanità, ma per se stessa e per la propria prole.

 25 dicembre 2022                                                                                                                                          Pasquale Dante

L'Italia nelle mani della signora Meloni


Per i sedicenti progressisti e per i sedicenti conservatori, è facile dare un giudizio prognostico sul governo Meloni: pessimo per i primi, eccellente per i secondi. Per un liberale le cose si complicano.
Dal dopoguerra sino ad oggi, mai abbiamo avuto un governo guidato da un esponente della destra e, a parte la parentesi del boom economico degli anni 60, non mi pare che il centro sinistra abbia fatto grandi cose.
Ci sarebbe tanto da scrivere, tuttavia, in estrema sintesi, la percezione che si ha di questo odierno consesso democratico è percepibile andando per le strade dove è possibile verificare il grado di cortesia, disponibilità, pazienza e rispetto delle regole da parte dei cittadini tutti, nessuno escluso ed a prescindere dal ceto sociale.
E' superfluo io enunci tutte le strabilianti assurdità nei comportamenti che registriamo giornalmente, una fra tante, la crescente abitudine di tenersi a pochi centimetri di distanza dall'auto che precede in autostrada, lampeggiando per chiedere di farsi da parte al malcapitato che occupa la corsia di sinistra in quanto impegnato in sorpasso.
A tanta stupida grettezza corrisponde sempre la proprietà di una automobile che corre di brutto e che costa ormai quasi la metà di un piccolo appartamento.
E' impossibile che tanta stupida grettezza, come tante altre, fra le quali utilizzare il clacson non appena il semaforo passa al verde, sia compatibile con la ricchezza quale frutto di sofferta attività professionale, imprenditoriale ovvero di emolumento elargito ai ceti impiegatizi dirigenziali in ogni settore.
Personalmente, non ho mai ravvisato i tratti della sofferenza causata dalle responsabilità sui volti dei guidatori adusi alle succitate ridicole e spesso anche pericolose abitudini, ed anzi, spesso, ho notato la giovane età di tanto fastidiosi concittadini.
Ebbene, il centro sinistra, spianando la strada ad evasori, trafficanti e spacciatori di droga, ladri, corruttori e concussi, ha spinto il Paese a votare a destra.
Fatto sta che la destra non ha certo voglia di impoverire i ricchi e, anche volendolo, non ha strumenti per porre freno al malcostume dilagante che oggi è l'unica fonte di ricchezza possibile.
L'onesta povertà rimarrà tale e quale e conseguentemente, nella perseverante disperazione, gli unici posti di lavoro reperibili saranno, sempre di più, quelli offerti dalla criminalità organizzata.
Tanto premesso, se il mio pensiero sul governo del Presidente Meloni non vi avrà convinto, neppure dopo avere letto le censure al Governo Draghi che avevo pubblicato, potrete sempre valutare le tradizionali opposte analisi di stampo liberale leggendo i discordanti commenti di Franco Chiarenza e Livio Ghersi.
Basterà solo cliccare sulle pagine a loro dedicate su questo sito.
                                                                                                                                                                 Pasquale Dante