ASSOCIAZIONE DEI LIBERALI

Il Presidente

Comunicato Stampa

Liberali Apoti

Milano, 01 novembre 2025

 

Non la beviamo!

Il 29 0ttobre la Corte dei Conti boccia la delibera del ponte sullo stretto di Messina.

Meloni e Salvini reagiscono in maniera scomposta e becera. La Prima: ”… ennesimo atto di invasione sulle scelte del Governo”.

30 ottobre. L’ineffabile coppia usa toni concilianti verso la Magistratura Contabile. Salvini: “… i lavori, invece che a novembre, partiranno a febbraio 2026”.

Noi, come la Sociatà degli Apoti di G. Prezzolini (1922) ed il P. Gobetti de La rivoluzione liberale (1922), non la beviamo. Non crediamo a questo repentino rinsavimento, perché la Destra cavouriana costruiva l’Italia, mentre questa al governo la distrugge: dall’abolizione dell’abuso d’ufficio alla riforma della giustizia, contro la quale voterà l’Associazione Dei Liberali.

La Corte dei Conti nacque il 21 novembre 1861 su proposta del Ministro Bastogi, legge n. 800 del 14 agosto 1862. Entrò in vigore il 3 settembre dello stesso anno.

L’articolo 10, Titolo secondo, stabiliva che la Corte “veglia” sull’amministrazione dello Stato.

Questo sistema è stato assorbito dalla Costituzione della Repubblica, che all’articolo 100 stabilisce: “Il Consiglio di Stato [istituito da Carlo Alberto il 18 agosto 1831] è organo di consulenza giuridico-amministrativa e di tutela della giustizia nell’amministrazione. La Corte dei Conti esercita il controllo preventivo di legittimità sugli atti del Governo, e anche quello successivo sulla gestione del bilancio dello Stato …”

Conclusione: i liberali a questo si attengono, sostenendo l’azione della Corte, la quale garantisce al popolo italiano la giustizia amministrativa.

Chi accusa la Magistratura Contabile di partigianeria è coraggioso: non teme il ridicolo.

 

Michele D’Elia

Presidente dell’Associazione Dei Liberali

 

 

Il Presidente M. D'Elia  

 

Milano, 18 marzo 2025 

COMUNICATO STAMPA 

Riportiamo il latino nella scuola italiana. 

L’attuale fioritura di pubblicazioni, che esaltano il latino ed il greco, ci confermano nella nostra antica convinzione, che la Legge n. 1859 del 31/12/1962, che aboliva, di fatto, lo studio del latino nella scuola media, sia stato un gravissimo errore.

La riforma Gelmini ha ridotto le ore di latino nei licei: errore su errore.

Il Partito Liberale Italiano sostenne il reinserimento del latino obbligatorio nella scuola media, a partire dalla prima classe nello specifico convegno nazionale presso l’Hotel Ambasciatori a Roma, del 26 e 27 aprile 1991.

Ampio risalto dedicarono all’iniziativa la televisione e la stampa.

I parlamentari liberali Battistuzzi e Serrentino, purtroppo scomparsi, il 18 giugno 1991 ed il 24 giugno 1992, presentarono una proposta di legge, mai discussa.

Oggi la nostra Associazione ripropone questo salto di qualità, che investe la cultura e le radici stesse degli Italiani.

Io stesso predisposi la proposta di legge che allego, quale Responsabile Organizzativo dell’Ufficio Scuola Nazionale del PLI.   

                                                                                                                             - Michele D’Elia - Presidente dell’A D L

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CAMERA DEI DEPUTATI

XI LEGISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

Proposta di legge n. 1100

d'iniziativa del deputato BATTISTUZZI

Reinserimento del latino

nel piano di studio della scuola media

Presentata il 24 giugno 1992

ONOREVOLI COLLEGHI ! — La lingua latina ed il suo studio costituiscono, in quanto strettamente connessi con lo studio della lingua italiana e della storia, in modo particolare, la base per il recupero della sintesi culturale e dell'identità storica nella scuola italiana, oggi eccessivamente frammentata.

Il reinserimento del latino nel curriculum della scuola media tende a restituire agli studenti adeguati mezzi per sostenere il confronto culturale europeo, essendo il latino parte fondamentale degli obiettivi didattici della scuola contemporanea, per la padronanza tecnico-linguistica che esso conferisce a chi lo studia, anche in ordine all'apprendimento delle lingue straniere, ancora trascurato.

Introdurre nuovamente il latino nella scuola media significa andare incontro

alla sempre più viva richiesta delle famiglie, che oggi colmano questa lacuna organizzando, nelle scuole che lo consentono, corsi pomeridiani autofinanziati. In particolare, si elimina cosl l'assurdo pedagogico di iniziare nel IV ginnasio lo studio contemporaneo del latino e del greco.

Il latino eleva il livello medio della cultura e dell'istruzione non solo di chi continuerà gli studi, ma anche, e soprattutto, di quei giovani che dopo la scuola media, o dopo il successivo biennio, sce- glieranno il mondo del lavoro.

Infine, esso contribuisce a favorire l'orientamento e ad approfondire l'educazione e l'istruzione professionale, com'è richiesto dalla legge istitutiva della scuola media unica (legge 31 dicembre 1962, n. 1859) e dalla premessa ai programmi del 1979 (decreto del ministro della pubblica istruzione in data 9 febbraio 1979, pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 50 del 20 febbraio 1979).

Oltre alle ragioni culturali e didattiche, appena richiamate, c'è anche l'obiettivo di elevare le capacità logico-critiche di tutti gli studenti che consiglia il ritorno del latino nella scuola media.

E' innegabile esigenza dei preadolescenti cominciare ad affinare la propria capacità critica contro il pericolo del conformismo e contro le influenze dei sistemi informativi più sofisticati; la scuola, infatti, soprattutto oggi, non può tradire il proprio ruolo di processo globale, in relazione allo sviluppo della personalità dell'alunno.

La scuola deve essere mezzo formativo-educativo dell'intelligenza, della coscienza e del carattere; ossia strumento di elevazione spirituale, morale e civile della persona prima ancora di essere strumento di acquisizione e di utilizzo di una certa somma di sapere; tale funzione è bene esercitata proprio dallo studio della lingua latina.

La concezione dell'istruzione disinteressata, che attragga ed educhi la mente alla ricerca ed alla analisi critica anche al di fuori degli interessi e delle preoccupazioni di ordine pratico, appartiene alla concezione tradizionale del liberalismo, che crede nell'uomo libero, dotato di proprie ed autonome volontà e capacità di critica, che devono essere aiutate nel proprio sviluppo.

La scuola deve rafforzare i suoi contenuti democratici, con l'introduzione delle necessarie innovazioni, dall'adeguamento dei mezzi, al rigore della qualità degli insegnamenti, se vogliamo che la conquista del diritto di accedere ai più alti livelli dello studio non sia vanificata dalle distinzioni e dal decadimento del sistema scolastico.

É in questa prospettiva che si pone la presente proposta di legge.

 

Atti Parlamentari - 3 - Camera dei Deputati ’— 1100

 

XI LEG ISLATURA — DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI — DOCUMENTI

 

PROPOSTA DI LEGGE

ART. 1 

 

1. L'insegnamento obbligatorio della lingua latina è inserito nel piano di studio della scuola media di primo grado a par- tire dall'anno scolastico successivo a quello della data di entrata in vigore della presente legge.

 

ART. 2 

2. Nell'orario di insegnamento della scuola media di primo grado devono es- sere previste due ore di latino settimanali nel primo, nel secondo e nel terzo anno. Il Ministro della pubblica istruzione, sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, provvede, ai sensi dell'articolo 3 della legge 31 dicembre 1962, n. 1859, a modificare conseguentemente gli orari di insegnamento della scuola media di primo grado.

ART. 3

1. Il Ministro della pubblica istruzione, con proprio decreto, sentito il Consiglio nazionale della pubblica istruzione disciplina il programma dell'insegnamento della lingua e letteratura latina nella scuola media di primo grado con le se- guenti finalità:

a) migliorare la conoscenza generale e l'approfondimento della lingua italiana; 

b) sollecitare lo sviluppo delle capacità logico-critiche;

  1. aiutare lo studente a comprendere il cammino delle civiltà attraverso una conoscenza diretta delle testimonianze del passato;

  2. fornire agli studenti che prose- guono negli studi elementi propedeutici per una conoscenza più approfondita del latino nella scuola secondaria superiore.

    ART. 4.

1. Il Ministro della pubblica istruzione, sentito il Consiglio nazionale della pub- blica istruzione, provvede ad organizzare corsi di aggiornamento incentivati di lin- gua e letteratura latina per gli insegnanti della scuola media che ne facciano richie- sta al fine di agevolare l'applicazione della presente legge.

 

 

 Riporto volentieri una interessante nota pervenuta da Michele d'Elia ed, a seguire, la mia risposta.

 

LA DIASPORA DEI LIBERALI 

MENTRE TUTTI SI DICHIARANO LIBERALI I LIBERALI VERI SONO ALLO SBANDO

Ieri

Tra il 4 e il 6 febbraio del 1994, all’Ergife di Roma, si svolse il XXII ed ultimo Congresso nazionale del P.L.I. Lo avevamo pensato come il Congresso della rigenerazione ed invece fu il funerale del Partito. I becchini del P.L.I. ebbero partita vinta. Mentre la platea dei delegati discuteva fino all’alba del 5 febbraio sul futuro della Bandierina, alcuni capi bussavano con molta insistenza e poca dignità ad altre porte. Lo testimoniano le cronache di quei giorni; ma prima o poi ne scriveremo anche la storia. Dal partito nacque la Federazione dei Liberali (alla quale sono iscritto), che avrebbe dovuto infondere nuovo slancio ed entusiasmo ai liberali organizzati, e che da allora ha tenuto puntualmente ogni anno il suo Congresso. Il primo si svolse in provincia di Lucca dal 22 al 24 luglio dello stesso 1994. La Federazione, tanto al centro che alla periferia, si dotò degli organi di democrazia formale, che sono retaggio del liberismo. Ma il nuovo soggetto politico fu presto abbandonato da chi era approdato a più munifici lidi, specie di stile aziendalista; e, dopo i primi tempi, entrò in uno stato di depressione politico-organizzativa, che tuttora permane, specialmente al centro; essa divenne luogo esclusivo della spocchiosa Sinistra liberale. Le ultime elezioni europee, le amministrative del 1995 e le ultime politiche non ne videro l’affermazione, grazie a cavilli formali e ad operazioni di bassa macelleria, perpetrate dagli ”alleati” dell’Ulivo. A Milano ne sappiamo qualcosa. A sua volta il cosiddetto Centro-Destra, esaltato da una vittoria elettorale inattesa e vistosa, perse il contatto con la realtà ed il governo del Paese. Del resto, le vittorie vanno coltivate, opera impossibile senza una classe politica. Oggi, oltre il neonato P.L., i gruppi e i gruppuscoli che utilizzano l’aggettivo liberale non si contano più; per non parlare dei più grossi partiti, che si fregiano in maniera indebita dello stesso termine politico. Sulla scadente qualità di questo liberalismo basti ricordare una predica domenicale di Einaudi: “L’adesione unanime al principio significa dissenso effettivo ed altrettanto unanime”. Questo scrivevo su Nuove Sintesi, n.1 maggio 1998.

Non tutti possono dirsi liberali, senza stravolgerne il senso. Un partito liberale di massa è un falso storico.

Oggi

Che fare, dunque? Semplice: tutti i liberali sappiano, insieme, individuare un terreno di confronto metapolitico, vale a dire culturale, in attesa che la volontà degli uomini e la oggettiva situazione politica italiana creino le condizioni di chiarezza, indispensabili per riorganizzare le forze e le energie disperse. Non sarà né facile né conveniente scalare l’erta che ci sta davanti, ma questa è l’unica strada degna della nostra storia e del nostro futuro.

Prevengo l’obiezione e la domanda: se, nel frattempo, si debba o no “fare politica”; la risposta è fin troppo ovvia: si deve essere presenti e propositivi in campo politico, si deve essere liberali negli atteggiamenti concreti, nell’esercizio delle proprie responsabilità, per arrivare alla costituzione di un Partito Liberale Italiano, che sia erede di quello fondato a Bologna l’8 ottobre 1922, senza il quale la vita politica del Paese sarà zoppicante e rassegnata al grigiore ed alla incompetenza; stordita dal potere della politica per immagini e annunci, priva di sostanza, ormai da una quarantina d’anni. Ognuno deve esercitare quel diritto di critica, che oggi è soltanto un artifizio retorico, affinché il governo del Paese non si faccia più regime di quanto già non sia. In ciò fondamentale rimane il ruolo della stampa, che deve dare a tutti voce e spazio, per sostenere questa pedagogia politica.

Gli italiani non si sono nutriti e non si nutrono solo di pane e nutella.

Forza Italia si è ridotta a chiedere minuzzoli e molliche, come Berlusconi nel suo ventennio aveva preteso da chiunque. Nutella finita.

La mia proposta di riunire i liberali sotto l’antico simbolo fu considerata assurda dai liberali benpensanti.

Motivo: avendo costoro trovato ricetto altrove, per conservare il proprio scranno, se ce l’avevano; o guadagnarselo, passando in partiti monocratici e cosiddetti democratici, se non l’avevano.

Mentre la mia proposta di partito veniva snobbata, nasceva un simulacro di PLI, per iniziativa di un ex parlamentare PLI, poi ex F.I., poi ex non so che … Fallimento elettorale conclamato.

Anche nelle politiche del settembre 2022 sono apparse liste liberali, fallite anch’esse; chi sono?

Il 19 giugno 1998 con pochi Amici, fondai l’Associazione Dei Liberali, con atto notarile.

L’Art. 2 dello Statuto recita:

“Finalità. L’Associazione non ha finalità di lucro.

Essa è costituita da cittadini che si propongono di far valere nella vita politica il principio e il metodo delle libertà, quale supremo regolatore di ogni attività pubblica e privata. Essa intende raggiungere i propri fini culturali e politici attraverso l’elaborazione e la diffusione dei principi e delle mentalità liberali adottando in ogni caso il metodo della libera discussione e della critica propositiva.

Gli aderenti all’associazione si impegnano ad attenersi alle decisioni della maggioranza, purché non ledano il principio della libertà.

L’Associazione Dei Liberali fa propri i principi del “Manifesto liberale di Oxford del 1967”, dell’”Appello di Roma dell’Internazionale Liberale del 1981” e del documento “La società aperta”. Adotta il simbolo della bandiera tricolore rigida sormontata dalla scritta “Liberali europei”, su fondo azzurro”.

Mi dissero che non serviva. Infatti: dopo ne spuntarono altre come funghi, che, pare, anche oggi sopravvivano. Per esempio:

  • i Liberali;

  • Competere;

  • Destra liberale;

  • Lodi Liberale;

  • Associazione Liberal Forum, ultima nata.

Operava ed opera, a Palermo, l’Associazione “Agorà Liberale”, che svolge un significativo ruolo culturale e politico; così come La Scuola di Liberalismo, a Roma.

Il 26 novembre 2022 il Liberal Forum in un documento afferma: occorre formalizzare un “Decalogo politico di liberalismo”.

Il 2 e 3 dicembre 2022 il Liberal Forum ha tenuto il suo Congresso a Milano. Del Decalogo non abbiamo notizia. Il Liberal Forum ha scelto Calenda e Renzi, cioè il “nulla politico” Constatata la rottura tra i due “nulla politico”, il 17 aprile 2023 il Liberal Forum diffonde un comunicato stampa, che comincia così:

“Il Liberal Forum sostiene con fermezza e convinzione l’appello di Costa (Azione) e Marattin (Italia Viva) per un’immediata ripresa del confronto nell’area liberal democratica per la costituzione del partito unitario dei liberali e riformisti”. Abbiamo visto, anche di recente, come vota il Terzo Polo.

I liberali passano dall’abbraccio mortale con F.I. a quello con Calenda e Renzi.

Benedetto Croce: “Vorrei che quelli che si determinano ad iscriversi al Partito liberale facessero in quest’atto una seria meditazione su questo punto: che cioè il liberalismo ha una singolarità, che è l’unico partito di centro che si possa pensare. Per questa

ragione esso non può dividersi in una destra e in una sinistra, che sarebbero due partiti non liberali. Naturalmente il Partito liberale esaminerà e discuterà sempre provvedimenti di sinistra e di destra, di progresso e di conservazione, e ne adotterà degli uni e degli altri, e, se così piace, con maggiore frequenza quelli del progresso che quelli della conservazione. Ma non può celare a se stesso questa verità, che la libertà si garantisce e si salva talora con provvedimenti conservatori, come tal’altra con provvedimenti arditi e perfino di progresso”. Dicembre 1951

Nulla da spartire con l’attuale vuoto al Centro, che si dimostra sempre più l’interstizio nel quale tentano di inserirsi nuovi personaggi, che si autodefiniscono liberali.

Cambiare partito era un insulto all’elettore; oggi è prova di … intelligenza …

I liberali, senza casa, si sono adeguati: F.I., P.D I., liste abborracciate; ad alcuni è andata bene ad altri no, ma finché c’è vita c’è speranza!

Rimane un nucleo di incorrotti, che fa cultura; e solo quella.

I principii non si annacquano.

Domani?

Chiedete agli aruspici liberali: prevedono tutto.

Michele D’Elia - Presidente dell’Associazione Dei Liberali

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Caro Michele,
Grazie, innanzi tutto, per avere citato Agorà Liberale quale punto di riferimento per le riflessioni liberali ispirate al pensiero di Croce da Te opportunamente ricordato.
E' un errore fatale quello di voler comprimere l'idea liberale imponendole di stare dentro contenitori di destra, sinistra o centro.
Tuttavia, il come " rientrare in gioco" , impone una analisi complessa.
Volenti o nolenti, dobbiamo riconoscere che le formazioni liberali che operano in Europa e che aderiscono ad ALDE sono orientate politicamente sia a destra che a sinistra: sono tuttavia componenti strutturate, con una sicura dialettica interna fra maggioranza ed opposizione e con la consegunte possibilità di cambi al vertice, cambi che, a suo tempo, abbiamo registrato anche nel nostro P.L.I.
Qui in Italia occorrerebbe ripartire da zero, avere un Leader credibile e gradito a tutti, una Sede operativa con un responsabile organizzativo, creare delle strutture in periferia e, prima di tutto, raccogliere i fondi occorrenti per tenere in piedi il tutto oltre che per finanziare le campagne elettorali.
Di fatto, trattasi di una missione impossibile: che fare?
L'unica soluzione per l'oggi che mi pare praticabile, potrebbe essere quella di costituire una componente autenticamente ed autorevolmente liberale entro un contenitore che non sia populista o caratterizzato da accese coloriture politiche di destra o di sinistra. Escludendo i 5 stelle, ilPD, la Lega e Fratelli d'Italia, rimarrebbe da prendere in considerazione Forza Italia ed il Terzo polo contro il quale, vedo, Tu inveisci.
Riguardo Forza Italia - con o senza Berlusconi - c'è una incompatibilità che riassumo riportandomi alla sua genesi ed ad una narrazione dell'allora segretario regionale della DC siciliana il quale era rimasto sbigottito nell'apprendere che un personaggio, ritenuto dal suo Partito non idoneo alla candidatura al Consiglio Comunale di Palermo, era stato candidato da Forza Italia e subito eletto in Parlamento.
In Forza Italia la scelta delle candidature prescinde dalle capacità e segue logiche incompatibili con il nostro modo di intendere e praticare la politica.
Il terzo polo si fonda sulla credibilità di Renzi e di Calenda, e qui farei una netta distinzione.
Renzi è un soggetto imprevedibile, abituato a scorrettezze politiche e privo di quel rigore comportamentale ispirato ad etica e lealtà, al quale i Liberali danno primaria importanza.
Calenda avrebbe potuto essere un accettabile punto di riferimento per i Liberali se non avesse deciso di allearsi con Renzi e se non avesse deciso di di accettare la costituzione di un " terzo polo" che, per i motivi da Te brillantemente riassunti, è la negazione della ragion d'essere dei Liberali, abituati a tutto tranne che all'essere identificati entro un confine definito e chiuso alla possibilità di optare per scelte di destra o di sinistra secondo necessità ed opportunità.
Il progressivo imbarbarimento dei rapporti umani, agevolato da un uso massivo e poco intelligente dei social, sta creando un crescente distacco fra la parte ancora sana della popolazione e la Politica, ormai espressione emblematica di quel processo di degrado che cresce velocemente sulle ali dell'ignoranza e della superficialità.
Il 40% degli elettori che si rifiuta di andare a votare, fra i quali mi annovero, è costituito in massima parte da persone per bene, incapaci di reperire, fra i candidati, un serio, onesto, credibile, preparato punto di riferimento.
Se Calenda avesse colto il disagio che ho segnalato, implorando il ritorno all'impegno politico delle migliori personalità che operano nel Paese, non in nome di un "terzo polo" ma in nome del rispetto per la grandezza dell'impegno politico, dicendolo apertamente e guardandosi bene del fare comunella con Renzi e la sua corte, avrebbe fatto qualcosa di utile per il Paese ed avrebbe dato una qualche speranza di sopravvivenza anche per noi Liberali, magari quale componente autonoma di quel progetto.
Il Sito di Agorà Liberale ospita scritti spesso di segno opposto ma sempre sorretti da motivazioni attente e sincere, ma non è tutto: l'essere Agorà Liberale membro di diritto del Movimento Europeo, grazie all'interessamento di Valerio Zanone e di Beatrice Rangoni, mi ha dato il pesante fardello del pagamento del costo annuale d'iscrizione che da oltre 10 anni sostengo personalmente, ma mi ha dato anche l'opportunità di designare 4 componenti l'Assemblea scegliendoli in autorevolezza, e, fortunatamente, ricevendo tanta disponiblità.
So che anche Tu ti sacrifichi e sostieni spese non indifferenti: Ti prego di andarne orgoglioso perchè la traccia di un serio impegno politico, oggi più che mai, la si lascia fuori dal Parlamento.
Troverai la Tua lettera e questo mio riscontro nella prima pagina di Agorà.
Un abbraccio,
                                                                                                                                                              Pasquale Dante